
Tutti i processi che coinvolgono la vita sono basati sull'elemento carbonio. Riuscire a dimostrare che il carbonio presente nel meteorite marziano si è originato sul Pianeta rosso e non è un prodotto di contaminazione terrestre, sarebbe una scoperta fondamentale per dimostrare che anche su Marte vi fu vita. Al momento i ricercatori dicono di essere certissimi che il carbonio non è penetrato tra le fratture qui sulla Terra, ma su Marte. Vari elementi sostengono tale ipotesi. Il rapporto carbonio-azoto presente nel campione di roccia e la percentuale di "carbonio-14" rispetto alle altre molecole di carbonio è molto diversa rispetto a quella delle sostanze organiche terrestri.
Nel team di ricercatori fanno parte anche coloro che alla fine degli anni Novanta dimostrarono evidenze di formi microbiche all'interno di un altro meteorite marziano, l'ALH84001 che venne scoperto in Antartide nel 1984.
C'è da tener presente però che l'identificazione di un fossile batterico è un'operazione complessa in quanto il rischio di confusione con strutture di origine puramente minerale è sempre in agguato. I presunti batteri fossili di ALH84001 hanno dimensioni di 20100 nm (1 nm = 1 miliardesimo di metro, 1 µm = 1 milionesimo di metro), vale a dire un centinaio di volte più piccoli dei più piccoli batteri terrestri. E' ben vero che forme di vita sviluppatesi su un altro pianeta non devono necessariamente assomigliare a quelle terrestri, tuttavia, se ALH84001 fosse una roccia del nostro pianeta, l'identificazione su di essa di batteri fossili non sarebbe considerata corretta. Il rischio che semplici microstrutture minerali siano state confuse con batteri marziani fossili, di conseguenza, esiste e non può essere ignorato.
Per il meteorite "Nakhla", tuttavia, le analisi al microscopio mostrano canali e pori riempiti con diverse molecole che sembrano proprio di tipo organico. Il fatto che il materiale assomigli molto a quello che si trova nelle rocce vulcaniche dei fondali oceanici terrestri supporta fortemente l'idea che esso possa essere di origine biologica, sostengono i ricercatori. In tal caso ciò che si può osservare nelle vene del meteorite è ciò che rimane dell'attività di possibili microrganismi.
I dettagli verranno presentati al Lunar and Planetary Science Conference di Houston (Usa) che si terrà il prossimo mese di marzo.

Tra le prime scoperte, una struttura quasi circolare di 250 chilometri di diametro sepolta a scarsa profondità nelle pianure settentrionali della regione di Chryse Planitia. Si tratta di un cratere di impatto contenente forse del materiale ghiacciato. Nell'analisi dei depositi attorno al Polo Nord, Marsis ha trovato inoltre segni che sembrano indicare che ci sia uno strato spesso un chilometro di ghiaccio puro, al di sopra di uno strato più profondo di regolite basaltica.

Intanto continuiamo a fantasticare anche grazie alle immagini fornite dalla stessa sonda citata prima, Mars Express, che ha sfatato il mito del volto di marte ma ci ha regalato l'immagine,addirittura tridimensionale, di un teschio triste

Fonti:
Cicap
www.repubblica.it
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