17 febbraio 2009

Tristezza: ottavo peccato capitale

La tristezza è un'emozione contraria alla gioia e alla felicità. Essa può essere provata in condizioni normali, durante la vita di tutti i giorni, oppure a causa di un evento particolarmente drammatico, come una perdita o un lutto.

Il momento della tristezza rappresenta l'incontro tra il desiderio e i suoi limiti propri. Non è l'esterno che in qualche modo delimita il desiderio, bensì questi limiti sono costitutivi del desiderio stesso. Accettare la propria limitatezza aiuta in qualche modo a superare la tristezza.

Questo sentimento è proprio soprattutto degli artisti, che cercano continuamente di superare sé stessi. Molti pittori, poeti, musicisti hanno prodotto le loro migliori opere in momenti di grande tristezza e malinconia (per inciso, Tristezza - o Tristesse - è il titolo della romanza tratta dallo Studio Op. 10 n. 3 per pianoforte di Frédéric Chopin).

La tristezza è un sentimento fisiologico se limitato ad occasioni circoscritte. Se questa situazione perdura per lunghi periodi si parla di depressione.

È il sentimento che si prova quando si perde una persona cara.
La tristezza può essere anche portata dall'insoddisfazione.

Durante il medioevo la Chiesa aveva incluso nei Peccati Capitali anche la tristezza, in quanto questo sentimento indicava il non apprezzare le opere che Dio aveva compiuto per gli uomini.

La tristezza era fra i peccati capitali quando “l’eremita Evagrio e il suo discepolo Cassiano, sperduti nel deserto egiziano, avevano deciso che i peccati capitali fossero otto, poi nella seconda metà del VI secolo Gregorio Magno papa e padre della chiesa, pensò cristianamente che il numero sette fosse più consono alla fede, e tra l’ accidia (acedia) e la tristezza (tristizia) buttò via la prima, poi ricuperata definitivamente in sostituzione della seconda, nel XII secolo.

C'è anche da dire che, nel medioevo, la depressione era considerata malattia, che veniva curata con sanguisughe o altro, per eliminare l'eccesso di uno dei quattro umori che caratterizzavano, secondo gli "studiosi" di allora, l'uomo... in particolare, la tristezza era causata da un eccesso di bile nera... si trattava quindi di una malattia, più che di un peccato.

« Buongiorno tristezza, amica della mia malinconia...la strada la sai, facciamoci ancor oggi compagnia... » (Da Buongiorno Tristezza, portata al successo da Claudio Villa)

"Tristezza
per favore va via
tanto tu in casa mia
no, non entrerai mai

c'è tanta gente che ha bisogno di soffrire
e ogni giorno piange un pò
invece io voglio vivere e cantare
e devo dirti di no. . .

tristezza
per favore va via
non aver la mania
di abitare con me

ormai dipingerò di rosso la mia stanza
appena parti lo farò
al posto tuo ho già invitato la speranza
e finalmente vivrò."
(Tristezza di Ornella Vanoni)

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