04 gennaio 2012

Filosofeggiando


Ci sono quelli che si fanno mille menate sulla vita, sul senso dell'esistenza, sull'origine della vita ecc. e ci sono quelli che non ci pensano fino a 30 anni.
Io ho una sensibilità, una predisposizione, un modo di pensare diverso dalla maggior parte della gente.
Io sono riuscita a sfruttare questa particolarità per trarne beneficio invece di impazzire.

L'altro giorno ero alla Lindt a bermi una cioccolata calda e parlavo con mia cugina dei bisogni indotti. I bisogni indotti sono quelli dati dalla pubblicità per esempio. Il bisogno di andare al cinema, di andare a ballare, di comprarsi la borsa firmata, di regalare un peluche a san valentino, di avere lo smartphone. ecc.
C'è un meccanismo economico che spinge le persone ad aver bisogno di consumare.

I miei nonni da giovani non avevano bisogno di fare mille cose, si accontentavano di meno o comunque avevano già le idee chiare a 18 anni.
Mio padre ha studiato per fare il disegnatore tecnico, ha fatto la scuola serale perchè i suoi genitori volevano che lavorasse, ma lui voleva fare il disegnatore tecnico. Ancora oggi sta facendo il disegnatore tecnico. Lui sapeva già. Aveva già in testa cosa fare e non credo si sia girato in dietro molte volte nella sua vita chiedendosi se cambiare percorso.
Non è pirla, è un uomo molto intelligente e sveglio. Però non si mette a chiedersi che senso ha la vita e come mai bisogna andare a lavorare per potersi mantenere. Lo fa e basta.

Ci sono sempre stati i filosofi e i pensatori, i predicatori e i profeti, gli scenziati e i saggi che mettevano in dubbio tutto e cercavano di approfondire veramente le cose, come noi, però la maggior parte della gente si accontentava di uscire con gli amici trovandosi in piazza a chiaccherare o anche a casa ma senza i videogiochi o la bottiglia di jack daniels o il film da vedere. Gli bastava trovarsi e basta.

Ai tempi di mia nonna le ragazze passavano i pomeriggi a farsi la dote ricamando i lenzuoli e gli asciugamani.
Quando mia madre era bambina era andata ad un corso di ricamo dalle suore, lei non ne aveva molta voglia ma sua madre l'aveva mandata per imparare, anche se era già abbastanza brava.
Doveva stare tutto il pomeriggio a ricamare e lei si annoiava, anche perchè tutte le altre erano ragazze più grandi e lei invece era una bambina. Dopo un po' ha smesso di andare. Invece le altre andavano li a farsi la dote. Dalle suore. Che palle!!! Ora sarebbe inconcepibile per me e per le ragazze più piccole di me... allora era una cosa normale.
Mia madre è brava a ricamare, fare l'uncinetto, la maglia e cucire... però la dote non se l'è fatta: quando è arrivata all'età di quelle ragazze lei è andata all'università a studiare e usciva con i suoi amici degli scout.

Io sono cresciuta in mezzo a gente che pensava solo a cagate. Ho lottato contro di loro e contro me stessa. Alla fine sono riuscita a guadagnare una forza della madonna e ho qualcosa in più rispetto alla maggior parte della gente. Guardo il mondo con altri occhi, l'ho sempre fatto, fin dall'asilo, fin da quando avevo il ciuccio in bocca. Me lo ricordo: morsicavo le sbarre di legno del lettino dove c'erano appese le api che giravano e facevano la musichetta, e mentre morsicavo pensavo. Non ricordo a cosa però pensavo che mi sarei ricordata quel momento e pensavo che ero intelligente perchè mi era venuta in mente una cosa interessante, inoltre pensavo che la mia mamma non voleva che io masticassi le sbarre del lettino però mi piacevano tanto anche perchè mi davano fastidio i dentini che stavano crescendo. Mi ricordo che a volte arrivava la mia mamma e mi dava il ciuccio per non farmi mordere le sbarre.

C'è gente, tipo l'Alberto, che aveva la possibilità di essere come me perchè ha una certa intelligenza e sensibilità ed è portato a pensare e filosofeggiare. Però non è stato in grado di rimanere con i piedi per terra ed è diventato mezzo matto.Io sono riuscita a sfruttare questo dono che
Prima la vedevo come una sfiga, una cosa brutta. Invece ora capisco che ho lottato per 27 anni e che ora devo sfruttare in positivo questa cosa.ho, questo cervello con dentro qualcosina di diverso dalla massa... sono riuscita a farla diventare una cosa positiva finalmente.E' quello che mi ha sempre detto Christian ma io stavo troppo male per capire che questa particolarità può essere una cosa bella.

Tutto questo per dire che non so se anche una volta c'erano persone come me, penso proprio di si. Però forse ora la gente si sta risvegliando e magari nella prossima generazione ci saranno più persone come noi e via via spero che la gente migliori.Ho sempre sperato nella "redenzione" del mondo. Nella presa di coscienza collettiva, nella crescita delle menti.

Io sono cresciuta cercando sempre qualcosa dietro, cercando di vedere attraverso, cercando sempre qualcosa. Mi ricordo quando mia cugina aveva 16 anni mi diceva che si sentiva un vuoto dentro. Voleva in qualche modo riempirlo, voleva capire, voleva di più. Volevamo di più rispetto ai ragazzini che avevamo attorno, volevamo di più già quando eravamo alle elementari.Ma questo ci ha sempre fatto male.Abbiamo forti ideologie e regole imposte dalla scuola, dalla chiesa, dai genitori, dalla tv. Regole morali che sono anche abbastanza giuste.Non riusciamo a rubare o tradire o fare del male apposta senza sentirci in colpa perchè fin da piccole ci hanno inculcato che è giusto così. E va benissimo.
Però abbiamo sempre cercato anche di capire il motivo per cui non è giusto rubare o tradire ecc.

La gente non lo so... è come se le persone avessero la maggior parte delle cose ma non c'è neanche una persona che le ha tutte insieme. La ex di Fabio l'ha mollato dicendogli che lei è una mela a metà e cerca l'altra metà della mela. Vuole trovare la metà perfetta, non vuole che ci sia neanche un pezzettino fuori posto. Deve combaciare e basta. Fabio le ha detto che secondo lui comunque bisogna venirsi un po' in contro... non esiste che si è già perfetti l'uno per l'altra. Anche perchè non siamo perfetti noi in primis.

Io ho assaggiato un po' di mele... ma... nessuna aveva tutto quello che voglio.Non mi sembra di chiedere poi tantissimo. Uno era intelligente e si faceva tante domande come me però era uno stronzo, l'altro era molto buono e intelligente ma non si chiedeva mai un cazzo e non aveva una mentalità propria, l'altro era gentile e carino ma non si chiedeva mai un cazzo anzi preferiva costruire false verità, l'altro non riusciva a trovare uno scopo di vita tanto da autodistruggersi...

Io ho sempre cercato anche una componente spirituale o comunque energetica dietro l'apparenza. Per esempio i fiori di bach ora o la meditazione quando avevo 17 anni. La gente ora comincia un po' a vedere queste cose e acquisiscono un po' di consapevolezza.

In questi giorni stavo anche ragionando sul senso di appartenenza. Di appartenenza ad un genere per quanto riguarda maschi/femmine o etero/omosessuale. Appartenenza ad una terra, la propria terra di origine o di nascita, da dove viene il nostro sangue (o dna) oppure dove siamo nati. (Nel mio caso è differente: ho sangue veneto ma sono nata in Lombardia.)

Il senso di appartenenza ad una nazione, ad aver frequentato una certa scuola, a tifare una certa squadra. Anche appartenere ad una religione.
Le persone hanno bisogno di appartenere a qualcosa, di riconoscersi in un tipo. Di dire: "io sono così" oppure "a me piace questo" e di circondarsi di persone che hanno quella stessa caratteristica. Sono punti di riferimento.

Il senso di appartenenza scatena guerre ma dall'altro lato aggrega.
Gli uomini stanno bene se hanno qualcuno attorno con cui dire: "siamo sulla stessa barca".
Ci fa sentire meno soli.

Quando avevo 16 anni andavo in giro vestita con le scarpe con la suola alta e i pantaloni larghi in fondo. Nella mia compagnia eravamo tutti vestiti uguali.
Anche questo è legato al senso di appartenenza.
C'è gente che esce solo con persone che ascoltano quel genere musicale e che si vestono in un certo modo... si formano dei gruppetti.
Questo è correlato con i bisogni indotti. La moda crea bisogni indotti.

Link classificazione dei bisogni: http://guide.supereva.it/economia_politica/interventi/2009/07/201672shtml

Ciao




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