ROMA (Reuters) - Il vecchio luogo comune sulla mancanza delle mezze stagioni sembra essere divenuto ormai verità scientifica. Uno studio presentato oggi sugli effetti del cambiamento del clima sulla vegetazione italiana dimostra infatti il progressivo restringimento delle stagioni di mezzo e il conseguente cambiamento dei cicli vitali delle piante.
"Questo studio ci aiuta a confermare l'entità del problema. Serve un piano nazionale per l'adattamento al cambiamento climatico", ha detto il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio alla presentazione della ricerca "Mappa della Primavera", promossa dal suo dicastero.
"Abbiamo osservato consistenti anticipi nella germogliazione e ritardi nella caduta delle foglie",
ha spiegato Franco Bruno, professore di biologia all'Università La Sapienza e autore della ricerca.
Secondo l'esperto, è dal 1850 che il clima sta andando verso un progressivo riscaldamento innescato da cambiamenti ciclici naturali. Negli ultimi anni, però, l'attività umana ha portato ad un'accelerazione preoccupante del fenomeno naturale di riscaldamento.
"Stiamo attraversando una fase di transizione naturale verso un periodo caldo-arido, ma il problema è la velocità a cui questo sta avvenendo", ha aggiunto il professore.
La ricerca è stata condotta in 23 parchi naturali italiani e ha evidenziato nelle specie di piante osservate un anticipo di circa 20 giorni delle fasi primaverili e un ritardo di quelle autunnali, oltre che una variazione geografica della distribuzione dei tipi di piante.
"Per la prima volta nella storia delle campagne romane si raccolgono già nei campi le fave che normalmente arrivavano solo ai primi di maggio", ha detto Stefano Masini, responsabile ambiente della Coldiretti, l'organizzazione dei coltivatori che ha sponsorizzato la ricerca.
Oltre che a fornire l'ennesima prova dell'esistenza di un riscaldamento del pianeta, monitorare le risposte della flora ai cambiamenti climatici può servire a capire meglio in che direzione sta andando la natura per adattarsi, riallocando le colture e cambiando alcune consuetudini.
"Abbiamo capito abbastanza che bisogna risparmiare sulle emissioni di CO2, ma pochissimo che il clima sta cambiando comunque e che vanno quindi cambiati i nostri comportamenti", ha avvertito il responsabile dell'Ambiente.
Secondo Pecoraro, infatti, se impegnandosi a ridurre le emissioni di gas serra si potrebbe ancora evitare una situazione "catastrofica" di surriscaldamento, il clima è destinato comunque ad essere di tipo caldo-arido nel futuro prossimo.
Per questo occorre partire dai piccoli dettagli per cambiare le cose.
"Anche il sistema burocratico italiano è tarato su inverni più lunghi", ha detto Pecoraro riferendosi alla normativa vigente, che non prevede la possibilità per le autorità cittadine di ordinare lo spegnimento dei riscaldamenti nelle città in caso di temperature eccezionali.
Questo significa, ad esempio, che lo stesso ministro dell'Ambiente non riesce a far spegnere il riscaldamento nel suo dicastero, nonostante il caldo registrato in questi giorni.
"Mi è stato detto che dando un ordine contrario alla legge, (se qualcuno si ammala) ci possono fare causa", ha ammesso Pecoraro.
Articolo di Reuters
"Questo studio ci aiuta a confermare l'entità del problema. Serve un piano nazionale per l'adattamento al cambiamento climatico", ha detto il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio alla presentazione della ricerca "Mappa della Primavera", promossa dal suo dicastero.
"Abbiamo osservato consistenti anticipi nella germogliazione e ritardi nella caduta delle foglie",
ha spiegato Franco Bruno, professore di biologia all'Università La Sapienza e autore della ricerca.
Secondo l'esperto, è dal 1850 che il clima sta andando verso un progressivo riscaldamento innescato da cambiamenti ciclici naturali. Negli ultimi anni, però, l'attività umana ha portato ad un'accelerazione preoccupante del fenomeno naturale di riscaldamento.
"Stiamo attraversando una fase di transizione naturale verso un periodo caldo-arido, ma il problema è la velocità a cui questo sta avvenendo", ha aggiunto il professore.
La ricerca è stata condotta in 23 parchi naturali italiani e ha evidenziato nelle specie di piante osservate un anticipo di circa 20 giorni delle fasi primaverili e un ritardo di quelle autunnali, oltre che una variazione geografica della distribuzione dei tipi di piante.
"Per la prima volta nella storia delle campagne romane si raccolgono già nei campi le fave che normalmente arrivavano solo ai primi di maggio", ha detto Stefano Masini, responsabile ambiente della Coldiretti, l'organizzazione dei coltivatori che ha sponsorizzato la ricerca.
Oltre che a fornire l'ennesima prova dell'esistenza di un riscaldamento del pianeta, monitorare le risposte della flora ai cambiamenti climatici può servire a capire meglio in che direzione sta andando la natura per adattarsi, riallocando le colture e cambiando alcune consuetudini.
"Abbiamo capito abbastanza che bisogna risparmiare sulle emissioni di CO2, ma pochissimo che il clima sta cambiando comunque e che vanno quindi cambiati i nostri comportamenti", ha avvertito il responsabile dell'Ambiente.
Secondo Pecoraro, infatti, se impegnandosi a ridurre le emissioni di gas serra si potrebbe ancora evitare una situazione "catastrofica" di surriscaldamento, il clima è destinato comunque ad essere di tipo caldo-arido nel futuro prossimo.
Per questo occorre partire dai piccoli dettagli per cambiare le cose.
"Anche il sistema burocratico italiano è tarato su inverni più lunghi", ha detto Pecoraro riferendosi alla normativa vigente, che non prevede la possibilità per le autorità cittadine di ordinare lo spegnimento dei riscaldamenti nelle città in caso di temperature eccezionali.
Questo significa, ad esempio, che lo stesso ministro dell'Ambiente non riesce a far spegnere il riscaldamento nel suo dicastero, nonostante il caldo registrato in questi giorni.
"Mi è stato detto che dando un ordine contrario alla legge, (se qualcuno si ammala) ci possono fare causa", ha ammesso Pecoraro.
Articolo di Reuters
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