Da venerdì scorso l’Italia si è finalmente allineata al resto d’Europa e ha aperto il suo mercato dei telefonini agli operatori mobili virtuali. Per l’Italia è un debutto ma all’estero ci sono già altre catene della grande distribuzione che hanno fatto ingresso nella telefonia mobile. In Francia Auchan ha costituito una apposita società, Auchan Telecom, ed è in procinto di iniziare il servizio a settembre dopo l’accordo con Sfr. E presto dovrebbe scendere in campo anche Fnac, la catena di «supermercati» di musica e libri presente anche in Italia. Sempre nei telefonini in Belgio ha esordito Carrefour, in Gran Bretagna Tesco, mentre Wal-Mart e Aldi sono presenti in Germania
E proprio mentre Telecom apre la rete mobile di Tim alla Coop e la Vodafone annuncia la cooperazione con Carrefour, l’Agcom, l’Authority di settore, guidata da Corrado Calabrò, si appresta ad avviare un’analisi di mercato sui telefonini italiani. Anzi, in termini più esatti l’analisi non verrà aperta ma ‘riaperta’. Sì, perché l’Agcom riaprirà un dossier che si pensava già chiuso, almeno per il momento: l’analisi del Mercato 15, che nel linguaggio un po’ burocratico ma operativamente efficace delle Commissione Ue indica appunto il mercato della telefonia mobile.
Tutto nasce nel 2004 quando Andrea Filippetti, amministratore delegato di Tele2 Italia (allora, oggi guida tutto il Sud Europa del gruppo svedese), rompe gli indugi e, stufo di sentirsi dire di no alla sua richiesta di poter vendere traffico mobile, così come fa con quello sulla rete fissa, e denuncia all’Antitrust il cartello degli operatori mobili, Tim Vodafone e Wind.
Il primo marzo 2005, l'Autorità garante del mercato e della concorrenza ha confermato l'avvio di una istruttoria formale nei confronti di TIM, Vodafone e Wind che si ritiene potrebbero aver violato le normative comunitarie sulla concorrenza a danno di altre imprese e degli utenti, in particolare quelli business.
"L'avvio del procedimento - spiega l'Autorità - è stato originato dalle denunce di alcuni operatori del settore delle telecomunicazioni, dalle quali risulta che TIM, Vodafone e Wind avrebbero posto in essere abusi di posizione dominante nel mercato dell'accesso alle infrastrutture di rete mobile e nei mercati della terminazione su singole reti mobili, nonché intese nel mercato dell'accesso, nel mercato dei servizi finali di comunicazione mobile e nelle offerte commerciali all'utenza business".
La struttura tecnica dell’Antitrust indaga, raccoglie dati, analizza e, lo scorso settembre deposita le risultanze. Che danno in sostanza ragione a Filippetti: non c’è un cartello vero e proprio ma una ‘posizione dominante congiunta’. E’ un po’ meno grave, sortirà una multa più leggera ma tanto quello che interessa di più a Tele2 e agli altri è che il mercato venga finalmente aperto.
A quel punto si attende che il consiglio dell’Antitrust, ossia l’insieme dei commissari presieduti da Antonio Catricalà, emetta la sentenza. E invece la sentenza slitta. Slitta tecnicamente perché Vodafone ha preso l’impegno ad aprire il mercato siglando un accordo entro il 31 marzo successivo. Da notare che il termine vale solo per Vodafone, perché né Tim né gli altri hanno offerto all’Antitrust lo stesso impegno. Ma di fatto l’unico effetto della mossa di Vodafone realizza è di far slittare la sentenza. L’Antitrust, insomma coglie al balzo l’occasione di rinviare una decisione difficile, se è vero, come vuole una interpretazione malevola, che i commissari di Catricalà non sarebbero sulla stessa linea delle risultanze dell’istruttoria.
Ora se come sembra a metà aprile l’Agcom riaprirà l’analisi del Mercato 15, la questione si metterà sulla sua vera strada. L’Antitrust infatti può solo comminare multe, ma non può cambiare le regole: questo spetta solo all’Agcom.
Tutto il gran parlare di operatori virtuali accesosi all’improvviso la scorsa settimana era quindi dovuto alla scadenza del 31 marzo, sabato scorso, dell’istruttoria avviata 3 anni fa dall’Antitrust che dovrebbe produrre una sentenza non prima della fina di giugno prossimo.
Gli operatori Vodafone e Tim hanno pensato bene di stringere accordi con qualche operatore virtuale prima della scadenza e quindi UNOMobile di Carrefour per Vodafone e CoopVoce della Coop per Tim, per evitare una chiusura negativa dell’istruttoria aperta dall’Antitrust per abuso di posizione dominante.
Funziona così: gli operatori virtuali acquistano quote di traffico da uno degli operatori nazionali (Tim, Vodafone, Wind o Tre) e ne sfruttano infrastrutture. Gli operatori virtuali hanno però la piena libertà di formulare offerte e tariffe secondo le loro scelte.
Carrefour commercializzerà le offerte di telefonia sotto il brand UNOMobile sfruttando le infrastrutture Vodafone. Avrà il prefisso 377/3xxxxxx e metterà a disposizione dei clienti 3 tariffe, le quali offriranno servizi vocali e di messaggistica. Più in là il servizio sarà ampliato con servizi di MMS e Internet. Il call center sarà raggiungibile al numero 435001. Non sono previsti servizi in abbonamento, perciò l'operatore venderà solo SIM a carte prepagate. Queste ultime saranno disponibili in tagli da 5, 15, 30 e 50 euro e saranno in vendita in tutti i punti Carrefour, GS e DìPerDì.
Coop offrirà invece da subito tutti i servizi, sfruttando a pieno l'infrastruttura Tim. Il nuovo brand CoopVoce avrà prefisso 331/1xxxxxx e venderà SIM prepagate con un unico taglio da 25€. Interessante sottolineare che, a dispetto di Carrefour che al momento non intende offrire questo servizio, Coop venderà anche telefonini marchiati col suo brand. Inizialmente saranno gli stessi offerti da Tim, in seguito si pensa ad una partnership con il produttore pordedonese Onda. Dalla precisazione sul target dell'offerta ("i soci Coop e i loro familiari") si intuisce come la sottoscrizione dei servizi CoopVoce non sia accessibile dai semplici clienti (occasionali, o comunque non associati) dei supermercati e dei punti vendita.
Più complesso e d'impatto è il progetto di Poste Italiane.
Primo, perché sfrutterà una rete capillare di ben 14mila sportelli per distribuire le proprie sim.
Secondo, perché oltre a chiamate ed sms offrirà servizi a valore aggiunto che nessun altro operatore ha ora disponibili: la possibilità di operare con Banco Posta via cellulare, come se si fosse al computer e fare quindi raccomandate, cartoline virtuali basate sulle foto scattate dal cellulare, versamenti.
Forse, soprattutto all'inizio, non saranno molti a volere operare con il Banco Posta in mobilità, ma è comunque una svolta interessante per gli scenari di mobile banking che si aprono.
Le Poste però non hanno ancora deciso con chi accordarsi. Girava voce nei giorni scorsi che la prescelta fosse Vodafone ma non è stato confermato.
Staremo a vedere…
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